1946: I “fioi dea Sacimea” ed il parco giochi dei figli dei ferrovieri
Nel 1946 i figli dei ferrovieri fondarono il Club della Sacimea. Non una vera e propria associazione, quanto una “scusa” per consentire, almeno una volta l’anno di far convergere a Mestre tutti i giovani che nel quartiere erano cresciuti. Parliamo della zona a ridosso di via Piave, edificata con il contributo delle Ferrovie dello Stato per alloggiare i propri dipendenti e le loro famiglie.
Perchè “Sacimea“? Quel nome, relativo all’area occupata per qualche tempo da un’impresa, diventò un parco giochi per le centinaia di ragazzini che crebbero a cavallo dei due conflitti mondiali del ‘900 nel quartiere a due passi dalla stazione ferroviaria. A sinistra, una foto del 1913, mostra come la zona fosse in progressiva costruzione e, in basso sulla destra, esistesse una spianata. Ecco, proprio attorno a quel rettangolo i bimbi ed i ragazzi giocavano, lasciando alle loro madri il Campo dee Vasche, l’attuale piazzale Bainsizza, dove andavano a lavare i panni.
Sapendo com’è andata un secolo dopo, vien da sorridere alla preveggenza di chi definì Quartiere Cinese quello compreso dal gruppo di case dei ferrovieri tra via Dante e via Ariosto, fino all’inizio di via Querini. L’ultimo tratto verso la stazione (il gruppo di case tra le vie Piave e Pasubio) era invece stato soprannominato “el paese dei campanei” perché furono le prime case della zona ad avere i campanelli elettrici sul portone, in sostituzione dei tiranti.
I ragazzi diventati adulti, decisero nel primo dopoguerra di ritrovarsi una volta all’anno ad un pranzo conviviale, per ricordare la giovinezza andata e gli amici perduti. La Sacimea era il collante che univa tutti loro, nati fra i primi del ‘900 e la fine degli anni ’20, che su quei sassi si erano sbucciati le ginocchia ma avevano condiviso gli anni migliori. E spensierati, nonostante tutto.
Una tradizione proseguita ininterrottamente per 50 anni, fino alla metà degli anni ’90 quando fu festeggiato anche qualche compleanno centenario. La pergamena che invitava i partecipanti alla 35ma edizione (nel dicembre 1981) contiene una poesia in versi di Gaetano Pimazzoni che sintetizza al meglio lo spirito che ha animato per mezzo secolo i fioi dea Sacimea.
El compie ancùo ‘sto Club trentasinquani
formà da fioi de veci ferovieri,
ormai anca lori quasi tuti anziani
cò i so ricordi del passà de geri…
I Maestri, le Batisti, ‘l boresso,
i zoghi su le strade tute sassi
torno a la “Sacimea”, ma lo stesso
ghe par de strenzer tuto drento i brassi…!
Ma là xe nato el campo de le Vasche
dove le done el sporco ga lavà
d’istà e de inverno a l’ombra de le frasche
ma el tempo galantuomo l’à cambià:
El Paese dei “Campanei” xe ancora là
ricordo caro de quei che ancùo manca
parchè malora e guera ga copà
sorte bastarda e trista e tanto sanca
Ma bando adesso la malinconia
alsemo i goti insieme e po’ bevemo
al Club de Sacimea in compagnia
co l’augurio che ‘naltrano se trovemo
Dicembre 1981, vostro Gaetano Pimazzoni
Articolo pubblicato il 30 settembre 2013
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