Villalta-Jura 46-38, scontro fra titani in un Duco-Mobilquattro
La prima Mestre di Renato Villalta è quella dei suoi 14 anni, nel 1969. Quando i genitori, una volta finite le scuole medie, gli hanno concesso di lasciare Maserada sul Piave (Tv) per la prospettiva di diventare un giocatore di basket, ma prima di tutto un geometra. E l’hanno iscritto all’Istituto Massari.
“A Mestre ho vissuto il primo anno andando a mangiare a casa del dirigente De Battista. Abitavo presso una famiglia che metteva a disposizione case uso foresteria per il Basket Mestre in Viale Garibaldi. Dove poi, quando sono andato a vivere per conto mio, sono rimasto avendo preso casa in Rotonda“.
A 16 anni il suo esordio in serie B con la canotta della Duco. A 18 anni i suoi 536 punti sono fondamentali per la promozione in serie A del Basket Mestre. In totale gioca 5 stagioni in prima squadra e 154 partite, prima di essere acquistato dalla Virtus Bologna alla astronomica cifra (per i tempi) di 400 milioni di lire. Mai nessuno nella pallacanestro italiana era stato fino a quel punto valutato tanto. E per fare un paragone con il calcio dalle mani bucate, solo un anno prima il Bologna (sarà un caso?) aveva ceduto il centravanti Beppe Savoldi al Napoli per due miliardi di lire.
Sulle doti dell’ala-pivot di Maserada la Virtus ha visto giusto. Renatone ha giocato con le V nere per 13 stagioni consecutive, conquistando tre scudetti, due coppe Italia ed un campionato europeo con la nazionale italiana. Bologna è diventata la sua città e dal 2013 della Virtus è pure diventato presidente. Senza dimenticare quei 7, fondamentali anni, della sua formazione come uomo ed atleta, vissuti a Mestre.
“Ho ancora molti amici a Mestre, che tuttora frequento. Sono legato alla città dal punto di vista affettivo: quando ritorno al Taliercio da avversario, mi concedo sempre un giro per Mestre da solo. Spesso parto dalla stazione ferroviaria verso il centro e mi emoziono sempre tantissimo”.
C’è qualche luogo rimasto impresso in particolare?
“Frequentavo l’istituto Massari per geometri, non distante da Viale San Marco. Giocavo a biliardo all’Accademia in Galleria delle Medaglie d’Oro nei pressi di Coin ed andavo a mangiare i tramezzini lì di fronte, perché i filotti di pane che mi preparava mia madre non mi bastavano mai. Recentemente, poi, sono andato a salutare la titolare della Trattoria ai Veterani (sempre uguale a quando l’abbiamo lasciata!).
Dei tifosi mestrini che ricordi hai?
“Moltissima passione, sia al palazzetto di via Olimpia che a Castelfranco Veneto, dove abbiamo fatto il primo anno di serie A per avere un impianto agibile. Le tribune si riempivano costantemente, nonostante la distanza. Ma il nostro legame con la città era dovuto al fatto che vivevamo davvero Mestre: come amici, tra la gente ed i tifosi. Credo che l’unità sia stata il valore aggiunto di quella prima scalata alla serie A”.
Per raccontare come un “ragazzo di campagna” di soli 21 anni potesse essersi meritato una valutazione record per approdare alla squadra dei suoi sogni (la Virtus Bologna), ripeschiamo un episodio particolarmente mestrino, datato 1974. Perchè ricorda un confronto stellare fra l’imberbe Villalta ed una stella di massima grandezza quale quello Chuck Jura che sei anni anni dopo sarebbe a sua volta approdato a Mestre, portando l’allora Superga alla migliore posizione in campionato di sempre, il settimo posto conquistato dopo aver eliminato ai playoff la Ferrarelle Rieti.
Titolo dell’episodio può essere benissimo: Villalta-Jura 46-38
“Un parquet non usuale, quello di Vicenza dove giocava “in casa” la Reyer ma dove i biancoazzuri erano stati obbligati per uno turno da una squalifica. Quattro pullman e diverse macchine in arrivo da Mestre, ma pure un bus da Castelfranco dove evidentemente aveva attecchito una forte simpatia per la franchigia mestrina. Fuori dal palasport pure un volantinaggio sulla paventata fusione Duco-Reyer di cui si chiacchierava in quel periodo, dove erano in costruzione contemporaneamente il palasport di via Cavergnaghi e quello dell’Arsenale.
Già all’andata a Milano fu un bel confronto fra il giovane Villalta e Chuck Jura, anima della seconda squadra milanese allora sponsorizzata Mobilquattro. Renatone aveva un motivo particolare per cercare vendetta. Anzi, sei: ovvero, i denti che perse sul parquet del Palalido a causa di un duro contrasto.
Anche per questo la sfida con Chuck divenne realmente stellare. Jura non ha tentato con grande continuità di stoppare Villalta, anche perchè gli arbitri in due occasioni su tre gli hanno fischiato fallo. Tuttavia la marcatura su Jura fu in realtà di Meier, assolutamente assillante nei confronti dell’americano milanese. Tanto da innervosirlo, spingerlo a protestare troppo vivacemente con gli arbitri e costringere il tecnico meneghino Dino Guerrieri a calmarlo con un paio di ceffoni bene assestati.
Il pubblico non se la dimentica quella sfida, che Villalta ha vinto su Jura come la Duco sulla Mobilquattro. Un duello tra giganti. Per Chuck era anche abituale segnare 38 punti e catturare 12 rimbalzi. Ma quello era il giorno di Renato: 46 punti segnati: non c’era ancora il tiro da 3 ma i tabellini si dividevano in tiri da fuori (e ne fece 8 su 10) e da sotto (12 canestri su 16), più 6 tiri liberi su 8″.
Per saperne di più su Renato Villalta: http://it.wikipedia.org/wiki/Renato_Villalta
Articolo pubblicato il 6 aprile 2014
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