Pedro Mariani, caffè corretto e cicca all’intervallo

A ogni intervallo, in spogliatoio, mi piazzavo un po’ in disparte a bermi un caffè corretto col grappino e mi fumavo una sigaretta. Un’abitudine di cui non ho mai saputo fare a meno.

Anche perchè, al Capitano, chi avrebbe mai detto nulla? Il ruolo di Pietro Pedro Mariani nei tre anni che ha passato a Venezia fra il 1992 e il ’94 non è mai stato messo in discussione. Un tipo carismatico, oggi allenatore nella sua Rieti. Che con la tifoseria arancioneroverde ha vissuto un rapporto molto intenso.

Risiedevo a Favaro Veneto. Vivevo molto la città, uscivo tra la gente e conoscevo le persone. Mangiavamo spesso al Blue Gardenia ed eravamo un gruppo davvero molto unito.

Anche dei tifosi hai un ricordo di unità?

Tutto sommato, si. Non c’era un problema di odio fra le parti. Sicuramente due tipologie di pensiero, ma non ho mai visto cattiveria nemmeno nel rivendicare la parte di colore verde o arancio in più o in meno sulla maglia. Venezia e Mestre sono due città diverse come mentalità e questo può aver riflesso sui tifosi. Ma non hanno mai fatto mancare il loro sostegno. Ho sempre davanti agli occhi quelle due spianate altissime di curva piene di passione.

Pedro oggi, allenatore del Rieti

Di quel periodo quali restano i tuoi ricordi più vivi?

Un grande amico, innanzitutto: Sergio Rugger, restauratore di mobili. Ma poi son talmente tanti che farei torto a qualcuno. Il pescivendolo di Favaro, vicino a dove abitavo. Gli amici del golf, il ritrovarsi in piazzetta vicino alla Torre. E poi le piacevoli tavolate da Gianni alla Cuccagna, quanti eravamo ogni volta..

Vita notturna?

Mica troppa. Eravamo atleti. Mangiare e bere in compagnia, qualche volta in discoteca. Ma più che altro per cementare quel gruppo unitissimo che eravamo. La passeggiata in centro era il momento clou: la gente ci fermava, parlavamo. Vivevamo veramente la città.

E la rivivresti?

Ho una grande nostalgia. A dire il vero sono stato anche vicino a tornarci poco tempo fa, quando in serie D era presidente Mauro Pizzigati (pure reggente per qualche mese ai tempi di Zamparini) e ci vedemmo per un mio incarico da allenatore, senza poi metterci d’accordo.

L’esultanza al fischio finale di Venezia-Juventus 4-3.
A testa china, Roberto Baggio

La “reggeva” anche quella incredibile sera del 27 ottobre 1993…

E’ ricordo più vivido. la vittoria in Coppa Italia con la Juventus. Fare la passerella finale col giro di campo a S.Elena con la gente che piangeva. Tutti, anche gli anziani erano commossi. Nemmeno in serie A hanno vissuto emozioni simili. E poi il risultato, quel 4-3 che faceva tanto Italia-Germania… Indimenticabile.

 

 

 

Stefano Pittarello per www.driocasa.it

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