Giulio Giuliani, come cambiano le sue “cartoline inedite” della città
Meno di tre anni fa Giulio Giuliani aveva “giocato” con il futuro di Venezia. Aiutato dalle illustrazioni create per lui da Lucio Schiavon aveva realizzato per la casa editrice Studio LT2 un libro in 10 cartoline: Venezia. Cartoline inedite. Guardando avanti di almeno 10 anni, vedendo di fatto la metropoli di acqua e di terra una volta realizzati i vari progetti che l’amministrazione comunale ed i privati avevano messo in campo per trasformare la città. Parlarne oggi è ridiscutere con lo stesso Giulio (segretario generale della Fondazione Duomo) come cambi ulteriormente l’orizzonte, dopo che qualche progetto è finito nelle sabbie mobili od ha avuto, diciamolo delicatamente, “qualche leggero intoppo”.
Non sono né pentito, né sfiduciato. Credo ancora che la Venezia del 2020 sarà proprio come l’ho immaginata nel libricino : sarà metropoli europea, colorata, viva. E sarà “smart”, come si dice, cioè a misura di cittadino e di famiglia.
Ma comunque senza tante grandi opere previste
E’ vero che dei dieci grandi interventi che ho raccontato in anticipo qualcuno fatica ed arranca. Penso alle tre torri che dovevano sorgere nel cuore di Mestre al posto dell’Umberto I, o alla Porta di Gerhy che doveva sorgere all’Aeroporto Marco Polo. Però tutti i grandi progetti, in tutte le città del mondo, possono avere momenti di stasi o di difficoltà. Specie nel breve periodo. E l’effettivo avverarsi delle mie previsioni urbanistico-metropolitane, scritte solo tre anni fa, va misurato con pazienza e lungimiranza. Diamo tempo al tempo, e da qui al 2020 avremo piacevoli sorprese e piacevoli conferme. Poi, quel che conta di più nel mio libricino, non sono tanto le opere descritte nelle cartoline, quanto gli obiettivi civici che esse rappresentano. Dietro ad ogni cartolina e dietro ad ogni ‘opera’, infatti, c’è una strategia, una politica, di cui la città ha bisogno ancor più dell’opera in sé. Cioè: conta poco se la sublagunare sarà realizzata oppure no; conta molto invece che le parti della città siano collegate tra di loro, con il più moderno sistema disponibile, che da qui al 2020 potrebbe essere anche – che so – un filobus volante. E conta poco se del Polo universitario in via Torino saranno realizzati tutti i padiglioni previsti, oppure uno in meno rispetto al progetto; conta invece che Ca’ Foscari abbia davvero portato il suo marchio e la sua testa in terraferma, e davvero l’Università – e non solo l’Università – abbia continuato a dialogare e ad intessere rapporti dentro tutta l’area metropolitana, per competere nel mondo. E conta poco che si realizzino o meno i quartieri sull’acqua tra la Venezia insulare e Marghera; contano invece i passi effettivi della città verso un futuro sostenibile e pulito, che quei quartieri sull’acqua rappresentano.
La tua visione resta quindi assolutamente positiva?
Qualcuno dice che il nostro tempo di profonda crisi non aiuta, e non gioca a favore dei grandi progetti e delle grandi opere. Io provo a vederla al contrario: conto che dalla crisi possa emergere una classe dirigente nuova – questa sì sarebbe necessaria per far crescere la città! – fatta di politici, imprenditori e intellettuali giovani, un po’ più puliti e un po’ più coraggiosi dei tanti governanti “decadenti” che negli ultimi anni hanno troppo spesso titubato, più che osato. Alla fine, le dieci “cartoline inedite” si realizzeranno su fondamenta un po’ più solide di quelle gettate quando tutto – anche la costruzione di grandi opere e grandi progetti – pareva fin troppo facile e fin troppo scontato.
Stefano Pittarello per www.driocasa.it
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