La mia Mestre: Annamaria Bortolan

14 dicembre 2014 alle 16:36

in Corso del Popolo in braccio alla mamma (ph. Annamaria Bortolan)

Annamaria Bortolan

Mestrina da adolescente

“il rintocco delle campane di S.Lorenzo”

Più di tutto, rammento la luminosità. Il silenzio domenicale dell’austerity e il sacro rintocco delle campane di San Lorenzo che chiamavano i bimbi alla Messa celebrata da don Franco, uomo mite e paterno che vedeva in noi tanti fratellini e sorelline. E sopra e sotto e ovunque luce. Porto con me quella luce ovunque. Nelle cupe giornate torinesi, quando la corona di colline addensa l’aria, tingendola di verde e di ocra bruciata nel meriggio. Nell’afa estiva del vercellese, umida l’aria e calda di desiderio di antiche, buone cose. In una Milano che freme di ansia o in una Novara pigra e tediosa con la sua cupola antonelliana che niente può spartire con la pregevolezza dell’arte veneta.

Frammenti di vita infantile si affastellano, l’uno sull’altro. Sono più di quarant’anni che non ti rivedo, Mestre mia. Vorrei riassaporarti in un morso di zuccherosa cotognata, riviverti ancora una volta per poi scrivere di te. E ritrovare, come Proust, una dolce madeleine da intingere nel bollore di una tazza fruttata.

Rimangono alcuni scatti.

Volti senza tempo congelati in foto sbiadite dal rimpianto: un Carnevale, il saggio di danza classica de “La Cenerentola”, il giocare a “pietra alta” nel cortile sassoso della scuola elementare “Edmondo De Amicis” o il ricordo, tragico, di quelle scosse sismiche che distrussero il Friuli e che ci privarono del sonno e della pace. Vorrei rivivere quegli attimi, intatti nella mente, riassaporando il ricordo di te, città della luce.